top of page
Immagine del redattoreMassimo Di Matteo

“Questo non è un gioco. Questa è storia”. Immergersi nei documentari interattivi della VR.

Aggiornamento: 15 dic 2023

Non è più necessario immaginare di immergersi mentalmente in un contesto storico per cercare di capire meglio avvenimenti, luoghi e personaggi. È sufficiente indossare un visore per la Realtà Virtuale e diventare testimoni oculari di quanto accade. E prendervi perfino parte grazie all'interazione diretta.


Immagine di NOW IS THE TIME presente su Oculus Quest 2


Chi come me è un gran consumatore di documentari, con l’avvento dei visori per la Realtà Virtuale ha trovato una dimensione completamente spettacolare per usufruirne in modo nuovo. Qui non si tratta più di una passiva visione televisiva di contenuti interessanti resi avvincenti da ricostruzioni con animazioni e grafica tridimensionale.

Nella VR (Virtual Reality o Realtà Virtuale) oggi sono previsti questi elementi:


  • Partecipazione in prima persona

  • Visione immersiva a 360 gradi

  • Interazione diretta nel documentario.


Si tratta di una partecipazione in prima persona tramite una visione immersiva a 360 gradi perché, è il caso di dirlo, la realtà virtuale inganna il cervello e sembra davvero di essere fisicamente sul luogo degli avvenimenti. E poter decidere di muoversi liberamente in una direzione o un’altra, di soffermarsi su un dettaglio o un altro, di volgere lo sguardo laddove la nostra attenzione e curiosità è attratta in quel preciso momento, è di per sé una esperienza ben diversa che guardare un documentario in tv, dove chi decide i movimenti di camera, il dove soffermarsi, cosa guardare, è deciso sempre dal regista e dagli autori.

Nella VR siamo noi che decidiamo come muoverci sul posto e quanto tempo rimanervi.


L’elemento nuovo di questi documentari in VR è senza dubbio l’interazione.

Cioè, la possibilità di intervenire direttamente nell’esperienza laddove il documentario ha predisposto che lo spettatore VR, con il proprio visore e le proprie manopole (controller dotati di pulsanti che si tengono nelle mani per prendere, spingere, afferrare, salutare, lanciare…) possa intervenire facendo o decidendo qualcosa in una certa situazione. A questo punto non è più una visione passiva ma si partecipa attivamente al racconto. Qui sarò più chiaro.


Now is the time

Ho avuto modo di vivere l’esperienza in VR di “Now is the time”, un documentario di storia dedicato al percorso storico che l’America ha fatto sulla discriminazione raziale e a quanto abbiano ispirato le idee di Martin Luther King.


A un certo punto dell'esperienza totalmente immersiva, il documentario mi costringe a trovarmi in un’auto, sul ciglio di una strada fuori città, mentre sono al posto di guida. Sono negli Stati Uniti ed è notte. La polizia mi ha fermato. Siamo negli anni ’60. E… sono nero.


Mi intimano di tenere le mani bene in vista sul volante.

Non è dichiarato da nessuna parte esplicitamente ma c’è un senso di colpevolezza presunto nell'aria e nel modo di operare degli agenti verso di me. Se mi giro dietro per capire cosa succede o alla mia destra, un poliziotto subito è pronto a controllare i miei movimenti puntandomi una torcia intimidatoria in volto.


Vivo l’esperienza di tensione, di limitazione delle mie capacità di azione, di potenziale pericolosa reazione da parte degli agenti o da parte mia, un senso di smarrimento e di timore che mi fanno sentire definitivamente esposto al pericolo imminente, la voglia di non essere lì in quel momento.


In un altro capitolo del racconto mi viene spiegato un concetto di economia e di organizzazione sociale legato alla politica sociale di quegli anni: apprendo di come il sistema influenzasse la creazione di quartieri ghetto e vengo a conoscenza di una predisposta limitazione delle opportunità per una vita migliore per la persona di colore: per esempio attraverso il sistema bancario discriminatorio e la presenza o assenza di servizi in specifiche aree della città.


Allungo un braccio nella Realtà Virtuale

Per spiegarmi questi concetti sono invitato ad allungare il mio braccio nella Realtà Virtuale e toccare un modellino di case in un quartiere o a chiedere un prestito in banca con la mia pelle nera e, ad ogni tocco, mi viene sbattuta in faccia la realtà: mi viene “spiegata” la situazione in quegli anni attraverso l’esperienza e l’immedesimazione, provando cosa sia la discriminazione raziale, palese o invisibile.


Questa esperienza è stata impressionante: nonostante sia stato educato nella cultura democratica e dei diritti civili, della libertà e del valore dell’uguaglianza, devo ammettere che solo adesso, a questa età poi, ho potuto vivere l’esperienza della discriminazione raziale direttamente sulla mia pelle (virtuale!) e posso dire di aver appreso qualcosa di nuovo che prima non concepivo con vera concretezza. E nessun film o documentario tradizionale, seppur coinvolgente e memorabile, mi aveva fatto percepire questa sensazione così intima e netta.


 

I documentari nella VR non sono giochi e spesso non sono affatto adatti ai minori. Proprio perché l’immersione nella situazione è talmente forte che potrebbe perfino impressionare giovani menti in evoluzione formativa.


1943 Berlin Blitz, mi permette di vivere un giorno pericoloso, in cui gli alleati tentano un bombardamento aereo su Berlino. Sono su quell'aereo che ha proprio quella missione specifica. La città è sotto di noi con le sue luci, incosciente di quanto stia per succedere.


L'esperienza VR Anna Frank House mi porta indietro nella storia e mi fa vivere nei pochi metri quadrati dove si nascondeva la tredicenne negli anni '40 permettendomi di sovrapporre i miei pensieri ai suoi che saranno poi custoditi in quel diario che vedo poggiato su un tavolo come un quaderno qualsiasi. Ricordo che con la VR non necessariamente l’esperienza avviene da seduti (come se fossimo davanti a un televisore), qui l’esperienza è in movimento, cioè posso aprire una porta, muovermi tra un ambiente e un altro, spostare un oggetto posato sul tavolo o su una libreria.


The People’s House è un viaggio nelle stanze della Casa Bianca. Di film ne abbiamo visti tanti ambientati nel celebre studio ovale o nei corridoi o stanze di passaggio eppure, ovviamente, l’esperienza diretta è completamente differente. Inoltre, le riprese con la videocamera VR sono state fatte ai tempi di Obama, e vedere il presidente che mi parla a pochi centimetri dalla mia faccia, seduto di fronte a me, fa sempre un certo effetto. Poiché, è come percepire la differenza tra vedere una persona in tv e conoscerla dal vivo.


Qui è possibile solo visionare il video per farsi un'idea:

  • se siete davanti al pc, con il mouse cliccate sulla rosa delle 4 direzioni che vedete sovrimpresse in alto a sinistra del video

  • se siete davanti al proprio cellulare, guardare il video spostandolo in ogni direzione il vostro smartphone per esplorare gli ambienti.



Home After War, presentato anche alla Mostra Internazionale della Biennale di Venezia del 2018, mi fa riflettere su

Cosa succederebbe se casa mia diventasse un posto dove non sentirsi più al sicuro.

Un documentario in VR che parla della città di Fallujah, in Iraq, a 69 Km da Bagdad, sotto il controllo dell’ISIS fino a qualche tempo fa. Una guerra, ora terminata, ma con una città che rimane insicura per chi ci vuole tornare, perché disseminata di trappole esplosive fin dentro le abitazioni.

I racconti fatti dai cronisti e dai servizi di approfondimento televisivo non possono far vivere la situazione in prima persona che si vive in questo scenario di realtà virtuale. Che, va sempre precisato, non è un gioco. Perché se per noi è accettabile che i nostri figli vedano omicidi e guerre alla tv, l’esperienza in VR rimane una realtà impattante e un modo di conoscere la verità delle cose troppo similare all’esperienza di vita diretta, per cui da affrontare con un’acquisita maturità.


War Remains parte esattamente con una descrizione di presentazione avvisando immediatamente che

Questo non è un gioco. Questa è storia”.

Un’esperienza frontale e orrorifica, proposta dal punto di vista di un soldato nelle trincee della Prima Guerra Mondiale.

Un’esperienza VR di annichilimento dell’innocenza. E anche qui, con tutti i film già visti a proposito di trincee e dopo tutte le escursioni museali, che mi hanno già illustrato modellini in scala, solo questa volta con la VR ho un ricordo concreto di vissuto. Ora so cosa voglia dire essere in quei luoghi di confine e con la consapevolezza, questa volta meno retorica, della guerra e delle condizioni di uomini con una divisa e un fucile.

 

Insieme ai documentari storici, anche l’offerta artistica e culturale è particolare.


Il “Museo che non c’è” della Fondazione De Fornaris di Torino. Una organizzazione che vanta un patrimonio di settanta opere – dipinti, sculture, installazioni e fogli di grafica - da Hayez a Morbelli e Pellizza da Volpedo, da de Chirico a Morandi, senza neppure avere uno spazio fisico. Opere che limitatamente e periodicamente vengono esposte alla GAM, diventano oggi visibili con il visore VR negli ambienti di un museo virtuale. E la percezione è precisamente quella di visitare un museo reale.


Il Museo Archeologico di Pompei. Decido di visionare Pompei in VR, e sono libero di girare nella città archeologica a 360 gradi, camminando per gli antichi resti, nelle strade, nelle case, guardandomi intorno ed esplorando liberamente il sito. Posso guardare le pitture come se fossi lì dal vivo e godere degli antichi giardini romani. Per noi residenti in Italia rimane una meta accessibile e tuttavia sono tantissimi quelli che ancora non ci sono stati. Gli stranieri inseriscono Pompei tra le destinazioni che, almeno una volta nella vita, sarebbe fantastico visitare. Anticipare l'itinerario in VR, in un percorso di chilometri e chilometri in una città bloccata al 79 d.C., anno in cui fu sepolta dall’eruzione del Vesuvio, ha un fascino senza valore.


Per l’esplorazione spaziale, Space Explorers, mi fa apprendere come si vive a bordo della Stazione Spaziale Internazionale al fianco dell’equipaggio. Altroché star sul balcone alla sera all’orario indicato dal telegiornale con lo scopo di individuare il passaggio della ISS sui cieli italiani.



L’offerta documentaristica in VR, al momento presente su Meta, proprietaria dei visori Quest per la VR, mostra nella sezione Documentari e storia di oltre 40 esperienze e la qualità è spesso garantita da editori del livello della BBC, Arte France, Felix & Paul Studios e altri ancora. Un'alternativa-interattiva al palinsesto dei documentari tradizionali.







11 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page